I fondatori
Francesco di Sales
Nasce nel 1567 nel castello dei Sales presso Thorens, nell’alta Savoia. Dal 1573 al 1591 compie gli studi, dapprima in Savoia, poi a Parigi infine a Padova, dove consegue il titolo di dottore in utroque iure. Il 18 dicembre 1593 viene ordinato sacerdote da mons. de Granier, vescovo di Ginevra esiliato ad Annecy, che poco dopo Natale lo nomina prevosto del capitolo. Dal 1594 al 1598 compie la missione nello Chablais riconducendo la regione alla fede cattolica. Nel 1602 si reca a Parigi, incaricato dal suo vescovo di una missione diplomatica. Ha qui l’opportunità di frequentare il circolo di madame Acarie e di conoscere i principali esponenti delle diverse correnti spirituali. Nello stesso anno, alla morte di mons. de Granier, gli succede alla guida della diocesi, dopo essere stato consacrato vescovo l’8 dicembre nella chiesa di Thorens. Come pastore si dona interamente a servizio del suo popolo, fedele alle direttive tridentine, insieme attento a cogliere e a rispondere ai segni dei tempi. Compie la visita pastorale alla vasta diocesi, ha una attenzione particolare per i sacerdoti, ne cura la scelta e la formazione. Vive in grande povertà, si fa conoscere per la sua mitezza, la sapienza della sua direzione spirituale e la profonda dottrina della predicazione. Muore a Lione nel 1622. Canonizzato nel 1665, dichiarato dottore della Chiesa nel 1877 e patrono dei giornalisti nel 1923; è patron anche dei sordomuti. Nonostante la sua prodigiosa attività lascia una quantità enorme di lettere, inesauribile miniera per la vita spirituale, e capolavori come la Introduzione alla vita devota (poi nota come Filotea) e il Trattato dell’amore di Dio, (o Teotimo), vette della letteratura francese del ’600, per non parlare del loro valore teologico e spirituale.
Giovanna Francesca Fremyot de Chantal
Nasce in Borgogna nel 1572. Nel 1592 sposa il barone Christophe de Chantal da cui ha sei figli (di cui due muoiono alla nascita). Rimasta vedova, nel marzo 1604 incontra a Digione Francesco di Sales e si pone sotto la sua guida spirituale. Inizia così quel cammino che maturerà in una relazione di amicizia spirituale fra le più intense e significative nella storia della spiritualità e la condurrà a dare l’avvio con altre compagne alla forma di vita della Visitazione. Si dovrà alla sua instancabile e illuminata dedizione il radicarsi e l’espandersi dell’Ordine, oltre che, dopo la morte di Francesco, l’interpretazione fedele e la custodia del suo spirito. Dotata di un notevole senso pratico, attiva e lungimirante, ha una vita interiore profonda e spesso sofferta. Fin dai primi anni di vita della Visitazione la troviamo occupata nella fondazione di nuove case o in viaggio per visitare le comunità ed essere presente dove insorgono difficoltà o ci sono problemi da risolvere. Muore appunto in viaggio, presso la Visitazione di Moulins, il 13 dicembre 1641. È canonizzata nel 1767.
Le premesse della fondazione
Francesco di Sales è padre e guida spirituale di una grande varietà di persone, di cui ha imparato a discernere gli aneliti più profondi e che guida con impareggiabile sapienza. È altresì pastore, e di una diocesi tra le più vaste del suo tempo e indubbiamente tra le più difficili, a confronto continuo e diretto con il calvinismo e il proselitismo dei suoi ministri, spesso prepotente, non raramente armato. Da queste sue esperienze vissute con uno sguardo profetico, un cuore docile allo Spirito Santo e abitato dall’amore di Cristo nasce la Visitazione.
Nell’esercizio della direzione spirituale aveva avuto modo di incontrare persone desiderose di darsi a Dio in una vita di totale dedizione, ma impossibilitate a realizzare questa loro aspirazione per diverse circostanze. Che cosa si poteva fare per loro? Questo pensiero attraversava spesso l’animo di Francesco di Sales. Anne Jacqueline Coste, una modesta domestica che si era posta sotto la sua guida, gli aveva parlato di una famiglia religiosa che egli avrebbe fondato e che lei desiderava servire… lui se ne era meravigliato… ‘chi poteva aver rivelato a quella umile donna un segreto che egli aveva in cuore ancora solo con un abbozzo senza contorni?’. Finché, siamo nel 1604, giunge al Santo l’invito a predicare la Quaresima a Digione. Per preparare i quaresimali il vescovo si ritira nel maniero di famiglia a Sales. Qui un giorno – e il fatto è riferito anche nei processi di canonizzazione –, dopo la messa, mentre nella cappella prolunga il ringraziamento entra in estasi e ‘vede’ in spirito che sarebbe stato fondatore di una famiglia religiosa femminile, accanto sé scorge una donna, ancor giovane, ‘dal volto grave e modesto’ vestita da vedova, accompagnata da due altre giovani donne.
Nello stesso periodo Giovanna Francesca de Chantal, nella desolazione del suo lutto e in ricerca ansiosa di una guida spirituale, attraversando una prateria vede avanzare un uomo vestito con talare e rocchetto e sente distintamente una voce: “Ecco l’uomo prediletto da Dio e dagli uomini nelle cui mani riporrai la tua coscienza”, la visione scompare non prima di essersi incisa nel cuore di Francesca (la racconterà lei stessa alle sue monache a distanza di trenta e più anni con ricchezza di particolari).
Quando, il 5 marzo, Francesco di Sales inizierà a predicare dal pulpito della Sainte Chapelle a Digione, i due non tarderanno a riconoscersi. Ne nascerà una delle relazioni di amicizia spirituale più intense, profonde e significative nella storia della Chiesa. E si può ben dire che proprio da qui germoglia la Visitazione. Tanto che anni dopo Francesco di Sales potrà scrivere: “questa congregazione […] è il frutto del viaggio a Digione [viaggio che era stato molto criticato e osteggiato] per il quale io non posso considerare le cose nel loro aspetto naturale […] la mia anima era segretamente forzata a tenere conto di qualcosa d’altro che stava per accadere in relazione al servizio delle anime”.
La fondazione
La Visitazione nasce in Annecy (Alta Savoia) il 6 giugno 1610. «Per dare a Dio donne di preghiera», per formare cioè persone in grado di esprimere con la totalità della propria vita l’adorazione a Dio in spirito e verità, quale risposta di amore grato e totale: questo il motivo, dichiarato Francesco stesso, che lo aveva indotto ad aprire la prima casa della Visitazione. Per usare termini correnti si tratta per il momento di una congregazione di diritto diocesano.
L’epoca della fondazione della Visitazione è dunque il ‘600: un’Europa travagliata da guerre continue che ridisegnano ogni volta i confini, mentre vanno precisandosi le diverse identità nazionali. Una Chiesa ormai lacerata dallo scisma, impegnata nell’attuazione delle linee emerse a Trento. Una realtà culturale variegata nel pieno fermento di nuove intuizioni.
Il luogo è Annecy, nell’Alta Savoia, affacciata sul lago omonimo con la corona dei monti che degradano dolcemente verso le acque, racchiusa nella cerchia delle sue mura sotto lo sguardo austero del castello del duca di Nemours, sul confine tra il cattolico ducato di Savoia e i territori di Ginevra, roccaforte ed emblema del calvinismo e il cui vescovo era da anni esiliato ad Annecy. All’incrocio di mondi culturali e sociali diversi.
Qui, nel sobborgo de La Perrière, al tramonto di quel 6 giugno 1610, festa della Santissima Trinità, tre giovani donne, scortate da un corteo di nobili e di gente del popolo, giungono alla casa chiamata La Galerie per iniziarvi l’esperienza di vita comune sulla scorta di un abbozzo di Costituzioni redatto da Francesco di Sales e da lui consegnato loro in quella stessa sera. Sono Giovanna Francesca Fremyot de Chantal, che si può considerare a buon diritto la co-fondatrice: 38 anni, baronessa della Borgogna, vedova e madre, «mente lucida, pronta, decisa, cuore vigoroso, capace di amare e volere con potenza»; Jacqueline Favre, 18 anni, spirito aperto e libero, amante della danza e della bellezza, figlia del senatore Antoine Favre, savoiardo DOC, umanista coltissimo, uno dei giuristi più celebri del suo tempo e intimo amico di Francesco di Sales; Jeanne Charlotte de Brechard, 30 anni, borgognona, alle spalle una misteriosa storia di umano patire e di splendori soprannaturali, entrata per vie provvidenziali nell’irradiamento spirituale del vescovo di Ginevra. Ad attenderle c’è Anne Jacqueline Coste, antesignana delle future sorelle esterne della Visitazione. In breve nuove vocazioni affluiscono. Il 6 giugno 1611 le prime tre sorelle fanno la loro oblazione: tre semi gettati nella fertile terra di Annecy destinati a produrre messe abbondante.
Nel 1612 la prima dimora si rivela ormai troppo stretta e inadeguata. Viene così acquistata la casa dell’avvocato Nyccolin, situata fra il convento dei domenicani e il Thiou. Qui nell’ottobre 1612 si trasferisce la comunità e questo sarà considerato il primo monastero dell’ordine, la Sainte Source.
Gli sviluppi
È il 1615 quando la Visitazione è chiamata a fondare una nuova casa a Lione. Altro stato, il regno di Francia, con altre leggi; altro vescovo, Denis de Marquemont, primate di Francia. Il confronto con il Marquemont accelera il processo di precisazione dello status giuridico della Visitazione stessa. Per motivi sostanzialmente di interesse economico e sociale il vescovo di Lione propone che la ‘piccola congregazione’ sia eretta in Ordine religioso. Francesco di Sales accetta perché vede in questo passaggio, che nulla altera nella finalità propria da lui voluta per la Visitazione, la chiave di accesso al regno di Francia dove già da diversi luoghi è richiesta la presenza della sua famiglia religiosa. Con il breve di Paolo V (1618) dunque la Visitazione è eretta in ordine religioso, e con ciò tenuta alla clausura codificata dal Concilio di Trento, sotto la regola di Agostino e le costituzioni del vescovo di Ginevra, pur mantenendo peculiarità tenacemente volute da Francesco, come la recita del ‘piccolo ufficio’ (cioè il breve ufficio della Madonna) anziché dell’ufficio romano, la possibilità di accogliere donne per ritiro e di ammettere le vedove. Da questo momento l’ordine conosce una espansione rapida e costante fino all’alba della rivoluzione francese. Segreto di tale espansione sta nell’aver saputo, da parte di Francesco di Sales, cogliere i segni dei tempi con le nuove esigenze spirituali che emergevano e di avervi dato una risposta convincente ed efficace. Alla morte di Francesco (1622) le case fondate sono 14, alla morte di madre de Chantal (1641) saranno 87, presenti non solo nel ducato di Savoia e nel regno di Francia, ma anche in altri stati europei.
Con il XIX secolo, se alcune comunità dopo la burrasca rivoluzionaria risulteranno ormai scomparse, altre si ricompongono e riprendono a vivere, mentre vedono la luce nuove fondazioni che raggiungono l’altra sponda dell’Atlantico.
Al presente
Oggi la Visitazione conta circa 135 monasteri, raggruppati in 17 federazioni e presenti in 33 paesi: USA, Canada, Messico, Guatemala, San Salvador, Panama, Repubblica Dominicana, Colombia, Ecuador, Perù, Cile, Brasile, Paraguay, Uruguay, Argentina, Burundi, Rwanda, Congo Brazzaville e Guinea eq., Libano e Corea del sud, Francia, Spagna, Portogallo, Italia, Svizzera, Germania, Austria, Polonia, Ungheria, Croazia, Repubblica Ceca, Inghilterra.
La spiritualità
La proposta che Francesco di Sales fa aprendo la Visitazione risulta all’epoca assolutamente innovativa: puntare alle vette più alte dell’amore fino all’unione con Dio percorrendo una via di umile amore, di ascesi interiore, di cordiale carità, amicizia, nello sgranarsi dei giorni, in semplicità e modestia. Nell’ideare la Visitazione Francesco è mosso anche dalla sua profonda sollecitudine pastorale: rendere questo cammino accessibile al maggior numero di donne, anche a quelle che, pur avendo la sete delle vette dell’unione d’amore con Dio, a diverso titolo non possono, al suo tempo, avere accesso ai monasteri già esistenti oppure, pur sentendosi chiamate a una dedizione esclusiva a Dio, non si riconoscono più in forme di vita gravate da una infinità di pratiche esteriori, connotate da grandi austerità esterne, ma impoverite quanto a spessore spirituale. Francesco di Sales, profondamente consapevole che l’unica risposta alla deriva calvinista è la santità vissuta in seno alla Chiesa, ha voluto la Visitazione per servire la Chiesa stessa, non con ‘opere apostoliche’, ma con una ‘vita apostolica’, cioè di Vangelo integralmente vissuto, di testimonianza e di fecondità di bene offerto incondizionatamente a tutti i fratelli. Egli ama descrivere la Visitazione come una realtà in cui tutto è semplice, povero, modesto, aggiunge però subito: “tranne l’aspirazione di chi vi dimora”, una aspirazione di pienezza d’amore che non conosce altro limite se non quello del Cuore stesso di Dio.
Nel diversificato universo religioso del suo tempo Francesco di Sales pensa e propone la Visitazione come “accademia dell’amore”, come un luogo cioè dove apprendere, esercitare, comunicare l’arte dell’amore di Dio, quella che sola ci rende pienamente umani.
La Visitazione nasce dunque contemplativa, nella dichiarata intenzione del fondatore come già nel vissuto delle prime sorelle. Orientata al conseguimento del puro amore di Dio, nell’abbandono alla sua benevola volontà, riconosciuta e benedetta nella trama delle umili vicende quotidiane come nelle grandi ore della storia: le linee di forza che innervano la vita nel monastero trovano il loro sicuro fondamento teologico e la compiuta espressione nelle pagine Trattato dell’amore di Dio che Francesco di Sales va redigendo proprio negli stessi anni in cui matura l’idea e germoglia poi la realtà della Visitazione.
Per questo il ritratto più bello di una monaca della Visitazione – meta mai raggiunta ma cui sempre tendere di nuovo – è quello che Francesco tratteggia nel libro X del suo Trattato descrivendo “la sposa” per eccellenza: “colei che ama di più, la più amabile e la più amata, che non soltanto ama Dio sopra tutte le cose e in tutte le cose, ma in tutte le cose ama soltanto Dio […] e siccome è soltanto Dio che essa ama in tutto ciò che ama, essa lo ama ugualmente dovunque […] ama ugualmente il suo re con tutto l’universo o senza tutto l’universo. Non ama nemmeno il paradiso se non perché lì si può amare lo Sposo”.
Come sia possibile giungere a questo è ancora Francesco che traccia la via e indica i mezzi adeguati. La via è l’imitazione di Gesù, anzi il lasciare in sé libero spazio a lui, fino a poter dire con san Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”. I mezzi sono le virtù più care al Salvatore che definì se stesso “mite e umile di cuore”: l’umiltà dunque verso Dio e la dolcezza verso il prossimo, declinate in tutte le situazioni della vita.
L’humus che rende tutto ciò vita, e vita piena, bella, concreta, è la preghiera, realtà che diventa via via omnicomprensiva fino ad avvolgere e penetrare tutta l’esistenza. Preghiera che significa essenzialmente relazione, ‘amicizia di predilezione’, per usare le parole di Francesco di Sales, con le persone della Santissima Trinità, e che di tale relazione conosce tutte le sfumature, le delicatezze, le impensabili profondità, gli sconfinati orizzonti.
Caratteristiche del carisma in sintesi:
a livello spirituale
Le note distintive: umiltà verso Dio e dolcezza verso il prossimo; intensa vita di fraternità in semplicità e povertà; rapporti improntati ad “amicizia cordiale”; esercizio della carità, sia nella comunità stessa, sia nell’apertura ai fratelli, vissuta soprattutto come disponibilità ad accogliere, ascoltare, confortare, accompagnare; assenza di austerità esteriori, sostituite da un rigoroso impegno di spogliazione interiore, di purificazione degli affetti, di superamento delle proprie inclinazioni e di consegna della volontà propria a quella di Dio, manifestata nella regola, nell’obbedienza, nei casi stessi della vita; gioia e libertà di spirito; spirito di orazione, di servizio e di lode. Sono questi gli elementi costitutivi dell’Ordine e che Francesco di Sales vede ben espressi proprio nel “piccolo mistero gioioso” della Visitazione. Da qui la scelta di questo nome per la sua fondazione.
nella struttura dell’ordine
Francesco di Sales ha pensato la Visitazione come un insieme di case autonome, non dipendenti da alcuna autorità centrale, autonome ma strettamente collegate dal vincolo della carità, concretizzato dal comune riferimento di tutte alla Visitazione di Annecy, la Sainte Source, dall’osservanza delle stesse costituzioni e dalla comunicazione ‘orizzontale’ fra le diverse case: ognuna tenuta ad inviare a tutte le altre almeno ogni tre anni, al cambio cioè della superiora, o, dove la cosa non è troppo onerosa, anche più spesso, una circolare in cui condivide gli avvenimenti più importanti vissuti e la situazione (numero dei membri, salute, condizioni del monastero, difficoltà ecc) della comunità.
Conservare piena autonomia nella più profonda comunione e collaborazione sarà un assillo che accompagnerà Giovanna Francesca d Chantal fin sul letto di morte come attesta la sua lettera-testamento indirizzata alle sorelle.
Molto di ciò che oggi costituisce lo spirito e la pratica delle federazioni di monasteri è vissuto nella Visitazione fin dagli inizi. Così, da subito, è prassi normale l’aiuto fra le diverse case, aiuti di tipo materiale ma soprattutto come ‘scambio’ di sorelle (chiamate principalmente come superiore o maestre di noviziato, o per altre competenze) da una casa all’altra secondo necessità e possibilità.
Ogni monastero è poi affidato alla peculiare cura del vescovo diocesano che ne nomina il cappellano e i confessori. Nell’esercizio della autorità la superiora (eletta ogni tre anni da tutte le sorelle di voti perpetui) è coadiuvata dal capitolo, costituito da tutte le professe di voti perpetui, e dal consiglio formato da un numero variabile (secondo la consistenza numerica della comunità) di sorelle elette dal capitolo stesso.